Cambio di Mindset: una operazione ormai urgente (e non solo importante)
Siamo la prima generazione che può lavorare in svariati ambiti, a distanza e con una buona dose di autonomia, senza dover per forza migrare come hanno fatto molti dei nostri genitori e nonni.
Quando ci penso, ne parlo o ne scrivo, la identifico come una libertà acquisita.
Questo è attribuibile innanzitutto all’implementazione del lavoro da remoto che richiede alte capacità di organizzazione, di gestione del tempo e il saper mettere i confini tra ambito personale e professionale.
È facile?
No.
Ma se si allenano queste tre dimensioni, il lavoro da remoto può rappresentare davvero la svolta in termini di qualità di vita e di equilibrio tra vita personale e professionale.
Il focus qui è misurare i risultati, non il tempo di lavoro, quindi lavorare 4, 5 o 6 giorni a settimana, è una scelta della singola azienda o, se vogliamo stare larghi, di singoli settori (ma mi spingerei alla singola azienda).
Da qui possiamo iniziare a parlare di maggior scambio tra domanda e offerta del lavoro: qui veramente possiamo asserire che l’azienda sceglie il candidato e il candidato sceglie l’azienda perché non si ha più solo a che fare con ruolo, stipendio, attività ma con stili di vita che si somigliano, vision simili, modalità di lavoro in cui ci si riconosce.
Quindi sì, è il momento di fare alcuni cambiamenti di mentalità senza i quali non possiamo promuovere parità, efficienza, autonomia e benessere.
Tutto questo scenario ha a che fare con un tema che mi sta molto a cuore: la gestione del tempo (tema su cui ho scritto un libro “Mindset e Time Management: prendi in mano il tuo tempo”).
Molte persone vivono questa incredibile risorsa in modo passivo, venendone quindi travolti, affogati, in un certo senso quasi in attesa che qualcuno dica loro sempre cosa fare.
Invece questo approccio va cambiato ed è necessario vivere la risorsa tempo, in maniera attiva, gestendo il tempo in modo che ce ne avanzi, e non che ci sembri di esserne sempre a corto.
Un tempo dove possiamo comprendere ciò che è davvero importante per noi, personalmente e professionalmente, dove le urgenze (salvo per le professioni sanitarie) diventano eccezioni e il saper decidere le nostre priorità, uno stile di vita.
Spesso nelle aziende, ma anche nella vita privata, si vive in costante emergenza ed è allora che ogni persona diventa indispensabile però non in quanto tale, ma prevalentemente per rispondere proprio all’emergenza.
Essere consapevoli di dove si è e di dove si vuole andare, è uno degli elementi che porta probabilmente a scegliere di lavorare per obiettivi e di meno, per dare spazio al vivere i propri affetti, le proprie passioni, i propri spazi.
Chi ha come frase “non ho mai un minuto di tempo, sono pieno di lavoro”, non dà un segnale positivo al mondo.
Forse abbiamo pensato che fosse così, che fosse ganzo (come diciamo in Toscana) sentirsi sempre super impegnati, ma non è così. Dietro una persona che non ha mai un minuto si nasconde, nella migliore delle ipotesi, una grande disorganizzazione, tra le peggiori, la necessità di riempire vuoti, che spaventano in quanto tali.
Vuoti che sono invece fondamentali!
Perché sono spazi per noi, per fermarci e vedere dove siamo, a che punto siamo, cosa sentiamo, per chi lo facciamo. Tutte domande che hanno bisogno di spazio e di tempo e le cui risposte non sempre ci piacciono, ma è importante non scappare. Ne va del nostro futuro.
Infine, quindi, anche saper vivere con meno.
Meno cose inutili, meno orpelli.
Semplicità e maggior equilibrio tra la vita personale e professionale, credo siano le basi per un futuro (migliore).